"Attenti a non cadere nella trappola di chi vuole mettere zizzania tra noi campioni del mondo del 1998: il calcio francese non è razzista, e tantomeno lo è Laurent Blanc, ma si fa presto a infangare il ricordo di un'impresa bellissima". Nel giorno dell'audizione del ct alla commissione d'inchiesta sul caso delle presunte quote razziali nei vivai della nazionale transalpina, Vincent Candela interviene sull'argomento in maniera netta. Lo fa con un'intervista all'ANSA in cui chiarisce subito che "Blanc non si deve assolutamente dimettere. Anche fuori dal campo mai ha fatto battute razziste".
Candela, che dopo avere vinto il mondiale con i Bleus e giocato molti anni nella Roma si è fermato a vivere vicino la capitale dove ha alcune attività economiche, segue la vicenda con perplessità. "Io non so bene cosa sia successo nella riunione famosa in cui si sarebbero fatti quei discorsi di limite all'utilizzo di neri e arabi nelle rappresentative giovanili: ma conosco bene Blanc ed è impossibile che lui sia coinvolto in una faccenda del genere. I giocatori di colore da tanti anni sono in nazionale francese e con loro abbiamo vinto tutti uniti il mondiale. Thuram dopo la finale voleva fare una foto solo con i neri? Io non me lo ricordo, ero troppo impegnato ad alzare la coppa. Ma tra giocatori in uno spogliatoio in festa può succedere: uno chiama l'altro 'venite, facciamo una foto insieme...".
Loro erano amici, per questo semmai facevano uno scatto insieme, non perché eravamo divisi. Certo - ammette l'ex difensore - noi bianchi non ci pensammo nemmeno a fare una cosa del genere, ma solo perché poteva essere male interpretata. La verità è che si sta creando una polemica inesistente su quel mondiale, e ora che mi viene in mente anche nella nostra fondazione benefica 'Francia 98' qualcuno si è perso per strada. E il calcio, anzi è la vita: ma se qualcosa di spiacevole pure succede - conclude Candela - non significa che si debbano infangare tutte le cose belle che ci sono capitate".
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