venerdì 23 dicembre 2011

Calciopoli - Perito "pentito" apre nuovi scenari


Le sentenze di primo grado su Calciopoli hanno emesso dei verdetti, ma questi sono tutt'altro che definitivi. Il mondo del calcio è impegnato a trovare una pace, ad oggi impossibile, fra chi è coinvolto nei fatti di cinque anni fa e chi, quei fatti, li vuole tenere distanti. Un investigatore pentito racconta la sua verità sul sistema di omissioni e di elementi misteriosamente comparsi dal nulla che caratterizzava l'iter delle indagini...


Sedici i condannati: cinque anni e quattro mesi per Luciano Moggi, un anno e tre mesi per Diego e Andrea Della Valle e Claudio Lotito. Ma al di fuori del processo per il più grande scandalo del calcio italiano, c'è un mondo in fermento in cerca di verità inconfutabili. Forse questa resta una speranza vana, ma a rinvigorirla c'è chi cerca un po' di tranquillità e di pace con la propria coscienza. Almeno apparentemente. E' il caso di un investigatore che avrebbe delineato i contorni che avvolgevano le indagini, uno di quelli che si dividevano tra le migliaia di colloqui intercettati nelle stanze di via Selci a Roma.

Racconta che erano in dodici, tra ufficiali e agenti di polizia giudiziari a seguire ognuno una singola utenza per poi mettere insieme i risultati nel resoconto della giornata. L'investigatore, che ha chiesto di rimanere anonimo sui giornali, avrebbe descritto un sistema fatto di elementi fatti emergere ad hoc, cose che in un primo tempo erano sparite e altre che non figuravano e poi sono misteriosamente comparse... Il 'pentito' si sarebbe poi soffermato sulle sim svizzere che per essere intercettate richiedevano un'autorizzazione. Tale autorizzazione veniva richiesta, ma, tempo un secondo, il telefono veniva subito riagganciato: nel giro di quindici giorni risultava che da quella scheda non era trapelato niente.

L'investigatore avrebbe ripercorso anche il giorno del pranzo che, secondo l'accusa di Calciopoli, rappresenta l'architrave del patto per salvare la Fiorentina quando Diego e Andrea Della Valle incontrarono l'allora designatore Paolo Bergamo e l'allora vicepresidente della Figc Innocenzo Mazzini in un ristorante sopra Firenze: a suo dire risulta che non hanno parlato di niente, ma di sicuro l'audio c'era... E aggiunge che anche fra i suoi stessi superiori c'era chi avrebbe voluto che l'indagine si fermasse non portando a nulla di rilevante (nello specifico si riferirebbe ad Arcangioli, mentre Auricchio pare che volesse andare avanti).

Questi se e questi periodi ipotetici sono ben lungi dal vedere una soluzione definitiva. Paolo Dondarini, condannato con il rito abbreviato, ha presentato nella giornata di giovedì un esposto alla procura di Roma sulle intercettazioni inutilizzate. Altre ombre e altri strascichi si attendono all'orizzonte.

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